Il periglioso mare delle note di ispirazione mediterranee ha in questi ultimi anni mostrato segni di stanchezza, anche perché mode e tendenze al ribasso estetico non aiutano certo chi pratica senza tentennamenti strade fatte di intelligenza e passione musicale assieme. Ben venga allora un nuovo lavoro per i raffinati Rebis, il duo formato dalla vocalist Alessandra Ravizza, al solito efficacemente naturale nel passare da una lingua all’altra, in un flusso decisamente incantante con le sue timbriche così particolari, e dal chitarrista e mandolinista Andrea Magliola. Qui, realizzato con il crowdfunding, riprende e approfondisce le sinuose poste sonore già tracciate negli scorsi anni, e in un disco assai premiato, e di nuovo c’è un parterre di ospiti che rendono palpitante e e freschissima la miscela di fonti sonore. E dunque, solo per citare alcuni, Edmondo Romano con i suoi fiati a tutto campo, Matteo Rebora con un’ampia scelta di percussioni “etniche”, il violoncello di Salak Namek, il piano di Marco Spiccio. Sono undici canzoni che scandiscono altrettante tappe di pensieri, esistenze, frammenti lunghi o istantanee di vita di donne. In un Mediterraneo che è sì scrigno di bellezza e poesia inattesa, ma anche feroce campo di battaglia per interessi e ideologie che stritolano le esistenze. A partire da quelle di chi dà la vita agli altri, le donne, appunto. Un disco importante. Ben meditato, ben scritto, ben suonato. E con una grafica eccellente, che non guasta mai.
(Guido Festinese – DiscoClub)